Sui social racconto spesso le avventure dei miei studenti di cinese, meglio noti come “spiedini” che vivono la vita universitaria con dosi più o meno standard di ansia, paura, incertezza, frustrazione date da fattori esterni ma anche pregressi. Il QUITTING è la strada giusta?
Chi segue questo blog sa che il suo fine è aiutare chi studia cinese a gestire al meglio queste sensazioni, perché sappiamo bene come sia difficile avere a che fare con l’ingresso nel mondo adulto: bisogna studiare, vivere da solə, avere responsabilità, collaborare a casa, lavorare, andare d’accordo con i coinquilini, condurre una vita decente senza impazzire.
Per questə spiedinə non sempre è facile e moltissime volte mi trovo ad ascoltare storie che MI SENTO OBBLIGATA A CONDIVIDERE (anonime certamente) perché lo so che là fuori ce ne sono altre mille di persone che vivono la stessa situazione.
-ho capito che non ce la faccio a studiare e lavorare insieme ma non so come fare
-voglio andare dalla psicologa ma non ho i soldi
-la materia non mi piace più ma non posso cambiare
-i miei hanno detto che se non mi laureo non mi danno più i soldi per stare qui
-mio padre ha detto che finché non passo l’esame non mi manda dallo psicologo
-i miei credono che il mio DSA sia una scusa
-se lascio gli studi deluderò tutti
Potrei continuare all’infinito perché sono più di quindici anni che sento queste confessioni, e io in prima persona le ho vissute molto tempo fa.
Ho raccontato la storia di una ragazza su TikTok ed è nato un lungo dialogo sul quitting con tantissime interazioni perché INDOVINATE UN PO’? SORPRESA! Tante persone si sentono o si sono sentite come lei, che era in crisi perché dopo una triennale traumatica in Italia fatta di umiliazioni per chi resta indietro (dico sempre che i motivi possono essere tanti), di ansie a lezione di porte in faccia dalla burocrazia, ha deciso di andare all’estero per continuare i suoi studi.
Così parte e si sposta in un paese europeo dove l’università non costa niente e dove i corsi sono ben strutturati e le persone non ti giudicano se sbagli: un sogno.
MA: lei si rende conto che quella materia, quel curriculum non era la sua vera passione, ed entra in un vortice di delusione e sconforto per cui “se continuo sono infelice, se lascio rendo infelici gli altri”.
Anche quello studente che mi raccontava che voleva restare all’estero e continuare a lavorare dopo una breve esperienza di studio, ma i suoi genitori erano contrari e l’hanno minacciato PER IL SUO BENE che se non fosse tornato in Italia a prendere la magistrale avrebbero smesso di mandargli soldi per le spese.
Queste e molte altre storie sono simili nell’unica vera domanda finale:
il QUITTING è la risposta?
Si può davvero interrompere un percorso sul quale in passato avevamo investito perché nel frattempo abbiamo cambiato idea?
Per fortuna Sì.
“Ai miei tempi” non si poteva e vi spiego perché: chi è figlio degli anni ’80 ha subito il bombardamento del sogno americano, siamo cresciuti a pane e bullismo anche attraverso la tv, in cui era normale essere pestati a scuola e tornare a casa con il naso sanguinante in attesa del maestro che ci avrebbe insegnato a difenderci. Era normale che ci fosse il body-shaming, l’ignoranza e tutto ciò che di orribile si possa pensare, inclusa la permanente ai capelli.
C’erano gli eroi americani che urlavano YOU’RE NOT A QUITTER, YOU’RE NOT A COWARD!!! E questo moto tossico di inutilità all’avanzamento “senza sentire dolore” -perché NO PAIN NO GAIN è stato anche adottato dai venditori vincenti che oggi per comodità chiameremo “life coach” o anche fuffaguru.
No: notizia dal futuro: Non c’è nessun premio per chi arriva in tempo al traguardo finale, che poi quale sarebbe? Avere un lavoro di successo? (Definisci successo: per me non è quello che dici tu). Forse SISTEMARSI? (Definiscilo, e poi scopriremo che non a tutti interessa e per ognuno è un concetto diverso).
Ci saranno invece nuove insoddisfazioni per chi ha rinunciato alla propria passione o al proprio sogno per compiacere tutti gli altri, sì quelli che sarebbero stati delusi dal nostro quitting. A loro non basta mai: prima insisteranno per la laurea, dopo per il lavoro, poi per un lavoro migliore, poi la casa, poi il matrimonio e i figli e poi sbrigati che quelli della tua età sono già morti prima di te e tu ancora qui stai a perdere tempo?!
Eh…famiglie, amici, parenti, figli dei vicini… tutti che si aspettano così tanto. E che dalla poltroncina del privilegio (probabilmente) vi diranno che se volete quittare è perché non ci credete abbastanza, perché VOLERE È POTERE! Un’altra grande, immensa bugia di quel tipo di adulti: lo avete già imparato a vostre spese che non basta volere qualcosa per ottenerla. Ci sono molti fattori esterni che influiscono, e la realtà dei fatti subisce il concreto della vita, non l’astratto dei sogni.
Ci si può impegnare e ci si può credere, ma come all’esame di cinese c’è sempre quella percentuale di fortuna che NON POSSIAMO CONTROLLARE.
Quindi quale definizione dare al concetto di QUITTING? Che è una soluzione.
Esistono i periodi sabbatici, in cui magari si può trovare un lavoro anche part time per mettere da parte qualcosa e poi partire (PARTITE, OVUNQUE MA PARTITE: per studiare, per lavorare, per guardare. MA ANDATE VI PREGO). Così come esiste che quel tirocinio fatto durante gli studi vi abbia particolarmente illuminato su cosa vi piacerebbe fare -e meglio ancora su cosa NON VI PIACEREBBE FARE in futuro, quindi inutili magistrali italiane addio, via di master che è un investimento più oculato e vi insegna il mestiere. Della scelta tra master e magistrale ne ho parlato qui.
In qualità di adulta della situazione e da brava Millennial traumatizzata gravemente dal background storico-sociale-genitoriale della mia gioventù vi dico che SI PUÒ FARE.
La mia generazione è quella del “quiet-quitting” sul lavoro perché finalmente ce ne siamo accorti, anche se un po’ in ritardo e imparando dalla Gen Z, che si può fare.
E tutto il dolore che minacciano di provare i vostri parenti amici e figli dei vicini di casa se lascerete, se QUITTERETE, lo vedrete sparire dietro la prossima ossessione.
Che spero imparerete a non farvi addossare.
Se vi fa stare male, se non vi piace, se non vi soddisfa: LASCIATE ANDARE.
Se fosse un partner non suonerebbe più ovvia la risposta?
Una persona con cui stare solo per non deludere gli altri, una persona che quando la vedete vi viene l’ansia e la nausea, una persona con cui stare perché ormai avete iniziato un percorso, e che fai molli così a metà strada?
ORA SUONA ASSURDO, VERO?
È uguale.
Con l’università è uguale: è quella persona.
Ci dovete stare insieme solo se la amate, e se lei vi ama. Gli altri non contano.
Volete parlarne, per capire quali alternative ci sono, quali strade, avere feedback da vostri coetanei che stanno affrontando la stessa cosa? Scrivetemi.
Se avete bisogno di me col cinese SONO PROPRIO QUI come sempre per aiutarvi con gli esami, l’HSK e la tesi di laurea, in più ho pensato per voi a:
– WORKSHOP CARRIERA è un laboratorio di gruppo per avviarsi al mondo del lavoro con tips e preziosi esercizi per sostenere colloqui (anche motivazionali per l’accesso al Master). Focus su come fare un CV efficace ed una lettera di presentazione decisiva, si svolgerà online a breve, dico tutti i dettagli su IG
– PACCHETTI LEZIONI Personalizzate e individuali per garantirvi il risultato migliore, senza paranoie o ansie da prestazione. Si lavora insieme e ci divertiamo pure! Sempre attivi
– PER CHI INSEGNA O ASPIRA: faccio parte del corpus di formazione per docenti in progetti legati all’insegnamento del cinese nelle scuole superiori. Qui l’ultimo evento tenuto a Napoli: ancora grazie agli insegnanti che hanno partecipato e ascoltato
– Su Discord ci sono le stanze tematiche per parlare di esami, HSK, disagio universitario e ci sono le soluzioni di CPP
– Su TikTok vi dico dritte su libri belli o grammatica difficile per tenere nutrita la vostra passione
Poi ci vediamo di persona il 4 dicembre all’Università di Bologna, arriverò con le mie famose 红包 porta fortuna!
Mi leggerete su Cinese per Pessimisti, nei corsi delle uni che l’hanno adottato come libro di testo (spero di tornare presto a Milano, Udine e Torino!) Online ci sono sempre, seguite le stories IG per avere aggiornamenti precisi sulle mie iniziative dedicate alla vostra formazione.
Con affetto
串老师
*Ps. Gli articoli del mio blog sono accompagnati dalle illustrazioni e vignette dell’artista Rocco Coluccia che dà vita all’universo sconclusionato degli spiedini stressati! Rocco dice che chi coglierà la citazione in questa copertina potrà vincere un premio: partecipate!
L’artista ROCCO COLUCCIA vuole essere un disegnatore da quando ha letto il suo primo Topolino. Avido lettore di ogni tipo di fumetto, continua a disegnare davanti alla sua piovosa finestra in terra irlandese.