
La Cina oggi ama Bruce Lee, ma non è sempre stato così.
I film di Bruce Lee furono messi al bando dal regime, etichettati come sottocultura di evasione. Allora perché oggi i cinesi lo conoscono e lo amano tanto?
Il Piccolo Drago (questo il suo nome cinese, Li XiaoLong 李小龙) nasce nel 1940 nella Chinatown di San Francisco, e un anno dopo i suoi genitori tornano a Hong Kong. Qui Bruce cresce, secondo la leggenda vessato a scuola dai compagni più prepotenti, e si appassiona forse per questo motivo allo studio delle arti marziali con il maestro leggendario Yip Man. Anche su questo saggio mentore sono stati girati diversi film, interessanti per tutti gli appassionati, da vedere in lingua originale per chi studia cinese e apprezza le sfumature dei dialetti delle regioni del sud della Cina. L’ultimo non credo che andrò a vederlo, perché ci hanno messo in mezzo Mike Tyson e questo mi suggerisce, con rispetto parlando, qualche incongruenza storica di tipo cacareccio.
Ma torniamo al nostro Bruce Lee: mentre apprende i segreti custoditi dai monaci shaolin sulle arti di difesa dei deboli a 18 anni torna a San Francisco e comincia a studiare filosofia, diventando un fighissimo esempio di tutto fumo e tutto arrosto, bello che balla, braccio e mente e via dicendo. Durante i suoi studi conoscerà la futura moglie Linda, grande amore della sua vita. I suoi insegnamenti ed il suo stile di combattimento sono permeati da uno spirito filosofico che unisce principi taoisti a concetti aristotelici col risultato di infinita saggezza.
La sua celebre frase “be water, my friend” credo che riassuma tutto questo, ed ogni volta che rivedo quell’intervista in cui Bruce Lee spiega perché bisogna essere come l’acqua mi corre un brivido lungo la schiena a pensare a quanta saggezza, quanta cultura, quanta umanità e modestia sono celate in così poche parole:
l’acqua è natura, l’acqua è vita, è una forza dirompente che sa però adattarsi con umiltà e serenità. Ascolta Bruce parlare dell’acqua qui.
Bruce è ancora giovanissimo quando viene notato da un produttore di Hollywood durante un’esibizione di arti marziali e scritturato per ruoli minori.
Così il Piccolo Drago arriva prima in occidente che nella sua madre patria. I cinesi ignorano che la leggenda sta già nascendo, dopo tre soli film: la produzione dei suoi sogni Bruce la trova ad Hong Kong, ma prima che i suoi film si diffondano tra la maggioranza del popolo cinese passeranno molti anni.
Mao definiva un inquinamento spirituale molte cose, tra cui la cultura, la coscienza individuale, la cultura l’ho già detta?! Tra le cose più importanti c’erano anche questi film che incitavano alla giustizia, alla difesa dei deboli ed alla reazione ai soprusi. Figuriamoci.
Non era tempo per Bruce di avere successo in Cina, durante il regime non poteva essere riconosciuto per il suo valore: i suoi film apparentemente innocenti erano un pericoloso inno alla libertà, contornati da scenari storico-sociali sullo sfondo, pericolosamente veritieri.
Sarà solo nel 2007 che finalmente la televisione di Stato CCtv investirà nella realizzazione di una serie tv in puntate che racconta la vita di Bruce Lee, tributando grande onore al maestro: La leggenda di Bruce Lee (李小龙传奇) trasmessa in Italia dalla Rai. Carina davvero!
Ora i cinesi sono autorizzati a conoscere Bruce Lee e la sua grande leggenda. L’attore protagonista, si dice abbia trascorso molto tempo con la moglie Linda e la figlia Shannon per garantire veridicità e non incontrare critiche o polemiche.
Finalmente la Cina può avvalersi del riconoscimento di un grande mito, riabilitato con tutti gli onori e ribaltando la sua figura finora ripudiata come icona dell’identità culturale del paese.
Bruce Lee è una leggenda, adesso lo sa tutto il mondo. Perfino la Cina.