
La ricerca dell’immortalità è una pratica fatta di esoterismo, alchimia, poesia, e taoismo.
Li He l’ha raggiunta suo malgrado, i Pink Floyd hanno colto i suoi insegnamenti, celati tra le righe ermetiche e simboliche della sua poesia. Gli immortali esistono.
-Molti mi hanno chiesto maggiori informazioni sui famigerati poeti Tang, dopo il breve accenno nel precedente articolo (leggilo qui!), incuriositi dalla natura spirituale e al tempo stesso festaiola dei misteriosi autori vissuti tra il VII ed il X secolo. Ed io, che li amo, a domanda rispondo!-
Li He ebbe una vita brevissima, morì a 26 anni: il suo linguaggio immaginifico, la poesia affollata di spettri e sciamani incuriosì i suoi contemporanei, le sue espressioni intense e non convenzionali interessano ancora i lettori moderni.
Notevole il suo contributo alla poesia influenzata dal taoismo. Caratteristiche dei suoi componimenti sono l’armonia e l’equilibrio, già stimati nella poesia cinese, l’espressione delle emozioni molto soggettive e persino estreme, in poemi scritti usando un linguaggio strettamente figurato. Molte delle sue immagini coinvolgono riferimenti a fantasmi e figure evanescenti. Sebbene la poesia di Li He fosse di carattere popolare, non incontrò il favore delle generazioni che lo seguirono, che preferivano invece uno stile più naturale ed equilibrato, depurato dalle metafore: convenzionale.
Se la poesia di Li He è velata di pessimismo è perché dietro essa giace una serie di circostanze che la vita gli ha offerto, e davanti alle quali non si è potuto tirare indietro. Sebbene discendesse dalla famiglia imperiale, Li apparteneva ad un ramo secondario i cui membri prestavano servizio in qualità di burocrati di basso livello.
La controversa questione del suo avvicinamento al mondo degli esseri di giada ed alle pratiche dell’immortalità è ancora accesa tra gli studiosi cinesi e occidentali, certo è che le circostanze della sua vita sono permeate dalla presenza della fioritura del taoismo e la sua formazione culturale e letteraria ne viene inesorabilmente influenzata, dando vita ad una produzione tanto fantasiosa ed affascinante quanto documentata e simbolica.
La profonda conoscenza di Li He nei confronti del taoismo, delle pratiche dell’immortalità e delle simbologie connesse a questo mondo, lo avvolge di un affascinante velo di mistero e curiosità, nonché di inopinabile rispetto e quasi timore reverenziale da parte dei suoi contemporanei.
Li He in verità dichiara più volte la propria posizione riguardo l’immortalità e l’esistenza di esseri immortali, spiegando con ineccepibile logica l’impossibilità dell’esistenza di tali esseri. Secondo il suo ragionamento, infatti, l’immortale è per definizione “colui che non muore”; poiché l’osservazione della natura dimostra che tutti gli esseri prima o poi muoiono, l’immortalità non è di fatto possibile. Tuttavia la sua competenza riguardo all’argomento è un’affilata lama a doppio taglio, e le sue descrizioni dell’alchimia taoista interna ed esterna, della preparazione e assunzione di pillole dell’immortalità, i suoi giochi metaforici e allusivi, lo destinano ad un’esistenza permeata dall’alone di mistero e fascino tipico dei taoisti, ma anche di fraintendimenti e forzature da parte dei commentatori. Che sia stata una tattica strategica per sfuggire alle critiche anti-taoiste o alle accuse di anti-conformismo?
Tuttavia a volte il destino riserva strane sorprese proprio a chi meno se l’aspetta…
Li He fece della sua poesia addirittura uno strumento per fare della satira nei confronti di leggendari personaggi storici che lo precedettero e dei suoi contemporanei, che rincorrevano disperatamente il sogno dell’immortalità, definendo questa stessa un qualcosa di ridicolo; non è chiaro se egli abbia mai praticato l’alchimia, certo è che non anelava ad avere un’esistenza eterna. Eppure, superando gli sforzi e le imprese memorabili dei grandi imperatori, Li He ha suo malgrado, ottenuto l’immortalità.
I versi di ben due dei suoi componimenti vivono ancora oggi nel testo di una canzone dei Pink Floyd, intitolata Set the controls for the heart of the sun nell’album A saurceful of secrets (1968):
Little by little the night turns around
counting the leaves wich tremble in the dawn
notices leaning on each other and yearning
under the leaves the swallow is resting
Set the controls for the heart of the sun
On to the mountain watching the Watcher
breaking the darkness, breaking the grapevine
the moment your flaw is run to your shadow
notice the shadow that reopens the vine
Set the controls for the heart of the sun heart of the sun
making the shape of his questions to heaven when the
sun will fall in the evening will he remember the lesson I gave him
Set the controls for the heart of the sun heart of the sun
L’intero testo è pervaso da un senso di perdizione nella natura, sebbene la descrizione della situazione circostante sia dettagliata, infonde come un senso di smarrimento e timore, accresciuto dalle sonorità sperimentali e ricercate e psichedeliche che caratterizzano lo stile dei Pink Floyd.
Secondo lo studioso americano Prof. Gregory Pringle, il primo verso della canzone riporta l’interessante concetto di “notte che ruota intorno” (the night turns around), che si ritrova anche nel primo verso del componimento Tian shang yao (天上谣) di Li He: 天河夜转漂回星 “Il fiume celeste gira nella notte facendo fluttuare intorno le stelle”.
Ed ancora il dodicesimo verso della canzone, in cui si parla di un momento di follia in cui è descritta la figura di un uomo delirante intento nello scrivere su un muro delle domande rivolte al Cielo (making the shape of his questions to heaven) è associato all’ultimo verso del componimento di Li He intitolato Gong wu chu men (公⽆出门): 公看喝壁书问天 “Il maestro vede (colui che) delira contro il muro rivolgendo le domande al Cielo”.
La tesi del Professor Pringle, dunque, non solo è particolarmente affascinante, ma anche piuttosto credibile, vista l’effettiva somiglianza dei versi descritti.
In effetti non si stenta a credere che tale ipotesi sia veritiera, conoscendo la propensione della band inglese alla cultura orientale in genere ed al fascino della cosmologia taoista: anche l’intero album The dark side of the moon è influenzato dal concetto degli opposti, il contrasto tra la luna ed il sole e tutti i contrari che essi rappresentano (femminile-maschile; chiaro-scuro) sono alla base della natura dell’Uno Supremo, il Tao.
I versi di Li He hanno dunque superato millenni e attraversato i continenti per giungere fino ai giorni nostri, in modo del tutto inaspettato.
Li He scherniva coloro che cercavano l’immortalità, ma aveva una profonda conoscenza della materia alchemica e dei suoi prodotti; non accettava l’idea di una natura inestinguibile, ma nei suoi poemi raccontava di uomini divenuti immortali… che il suo pensiero fosse controverso non v’era dubbio, ma forse è proprio nascondendosi dietro l’ombra delle sue parole da pochi realmente comprese, questo grande autore voleva rivelare di essere stato in verità il solo ad aver trovato l’elisir di lunga vita.
Li He non rivela mai il suo segreto.
E noi oggi ne cantiamo i versi.