
Quando mi chiedete di dirvi di più, di metterci di più la faccia oltre che il pensiero nei miei post, a volte decido di seguire il vostro consiglio.
Negli ultimi mesi in particolare ho iniziato a raccontarvi davvero qualcosa di più perché mi sono resa conto che anche se mi seguite con gioia e affetto sul blog e sui social, alcuni di voi non conoscono bene la mia storia, non sanno esattamente di quante e quali cose mi occupo e come sono arrivata a tutto questo.
E queste domande me le fate di continuo, siete dei delfini curiosi e giustamente voglio rispondere a quelle più frequenti e che sicuramente interesseranno gran parte di voi.
1- PERCHÉ NON PARLI MAI DELLE TUE TRADUZIONI SUI SOCIAL?
Attenzione prego. Spero che questa risposta illuminerà molti di voi che fanno un uso improprio di questi meravigliosi strumenti.
La risposta secca è che siccome mi occupo principalmente di traduzioni cliniche, nell’80% dei casi sono vincolata da accordi di riservatezza (NDA).
Ma anche quando potrei, lo trovo di cattivo gusto perché se pure si tratta di traduzioni di altro genere o non vincolate da NDA, mi sembrerebbe di andare a raccontare in giro i segreti di un altro o di spoilerare la fine di un romanzo. Così proteggo le mie traduzioni come fossero pulcini implumi, finché non ritornano ai loro genitori naturali: i miei clienti, che poi se vorranno le manderanno nel mondo.
Poi quando si tratta delle istruzioni d’uso di grandi macchinari agricoli o bracci meccanici industriali sebbene a me piacciano più della Nutella, dubito che a qualcuno interesserebbe. Durante una vacanza in Grecia ho comunque suggerito come aggiustare un guasto al condizionatore d’aria grazie alla mia pregressa esperienza in traduzione tecnica. Poi però ho smesso di raccontarlo perché amici e parenti mi chiamavano quando si rompeva la lavatrice per chiedermi di aggiustarla.
‘HUSTON qualcosa è andato storto!’
L’uso dei social è sicuramente da dividere prima di tutto tra account professionale e account privato. Ne parlo sempre durante i miei WORKSHOP CARRIERA (il prossimo sarà a fine Novembre) e non mi stupisco mai abbastanza di come la maggior parte di voi cada dalle nuvole nel sentire già questo primo suggerimento.
Ci riempiamo la bocca di PERSONAL BRANDING e SOCIAL REPUTATION e poi vedo account di TRADUZIONI PROFESSIONALI E INTERPRETARIATO DI CONFERENZA con le sole foto di loro ubriachi e mezzi nudi a Ibiza.
Sapete che sono di ampie vedute, ma al di là di ogni altro discorso non è un buon biglietto da visita. Anche se avete gli addominali di Brad Pitt in Fight Club o il culo e le maracas di J.Lo.
Oppure cascate di selfie compulsivi-monoespressivi con citazioni di dubbia natura intellettuale in stile Bukowski per i più giovani, Jodorowski per gli over 30, per cui desidero il pulsante OK, E QUINDI?
Detto questo bisogna anche ragionare su quali contenuti siano più o meno adatti a determinati luoghi virtuali. Alla base del buon uso dei social per gli account professionali c’è il fatto che ogni spazio ha i suoi contenuti, e lo stesso contenuto non è da destinarsi a tutti i social indistintamente. Io per esempio ho stabilito in modo netto come suddividere i miei contenuti in base alla natura del social che li ospiterà e vi accorgerete che raramente vedrete lo stesso post uguale su più piattaforme. Anche perché CHE PALLE, io quando li vedo con la stessa cosa su Facebook, Instagram, Twitter, le Stories dell’ovunque… vorrei avere il pulsante DAI BASTA ABBIAMO CAPITO!
Quando ho iniziato a scrivere questo blog, l’ho fatto con molti anni di ritardo rispetto a quando avrei voluto perché mi frenava sempre il pensiero che a nessuno potesse poi tanto interessare cosa avessi da dire. È venuto fuori che invece interessa a molti, perché lasciate in cattedra le lezioni, qui mi sento sempre e solo di dare consigli, di riportare la mia esperienza con la modestia di chi ci è già passato e vuole solo dare una mano.
(Se volete le lezioni di vita in somministrazione coatta invece le trovate QUI su Cinese per Pessimisti – Manuale definitivo di grammatica cinese per studenti stressati)
Tutto ciò per dire banalmente -ma è un evergreen di cui non mi stancherò proprio mai, che se non abbiamo niente di interessante da dire, spesso è meglio tacere.
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Tiè senti che bello il silenzio.
Le altre domande troveranno spazio nei prossimi articoli, ma posso già darvi una piccola anticipazione:
-Come hai fatto a far decollare la tua attività come traduttrice, interprete e insegnante?
-Quali sono i campi in cui è più richiesta la lingua cinese?
E molto altro. Se avete altre domande seguite le mie Stories su Instagram e usate gli appositi spazi per chiedere STO MONNO E QUELL’ARTRO.