
Ormai mi conoscete, e se mi seguite su Instagram probabilmente almeno una volta avete partecipato ai miei sondaggi sulle maschere coreane.
Ma cosa c’entra parlare cinese col farsi le maschere di bellezza coreane?
Paese che vai bellezza che trovi. Non per sminuire tutto il resto naturalmente, ma io in Cina di bello ci ho trovato la lingua. Come racconto nel blog, durante i miei workshop e seminari, e perfino sul Manuale definitivo di grammatica cinese per studenti stressati – Cinese per Pessimisti , ho avuto modo di apprendere come le creme sbiancanti e le lentine a contatto per ingrandire l’iride fossero top seller in Cina. Eserciti di donnine in modalità Mr. Burns dopo il trattamento ringiovanente fiere della loro -unica- bellezza, avevano allora e hanno anche oggi in comune con le coreane l’interesse ossessivo per la salute, e soprattutto l’apparenza della pelle.
La pelle sana in oriente, lo sapete, è quella candida e senza difetti. Se ti abbronzi sei bifolco e poraccio “e che sei andato a lavorare nei campi?!”.
Da noi si fa l’abbonamento per venti sedute di lampade UV.
Questione di punti di vista, una cosa è certa: non ti fa bene nessuno dei due.
Ho visitato la fiera della cosmesi biologica quest’anno a Bologna (SANA), e manco a dirlo, nessun prodotto di provenienza cinese o coreana (nemmeno giapponese per la cronaca).
Allora ho pensato a quanto questo mercato sia esportabile, visto che di importabile dal punto di vista del BIO non perviene il dato indicativo.
Sono appassionata di cosmesi e prodotti di bellezza in generale, e per lavoro spesso ho tradotto nel campo della cosmetica in ambito farmaceutico. I prodotti che importiamo dalla Corea come per esempio le famose maschere in tessuto non sono privi di parabeni e siliconi, non sono decisamente BIO.
Non sento di schierarmi da una parte o dall’altra, mi piace provare i prodotti di ogni tipo e capirne gli effetti: a volte ho trovato indispensabile una maschera ai probiotici, altre ho desiderato siliconi sui miei capelli come l’acqua nel deserto.
Come avete letto su altri articoli di questo blog, in linea di massima professo uno stile di vita sano, consiglio di non fumare se non volete le rughe o i tumori, insomma niente di nuovo! Però ecco sui prodotti di bellezza non mi sento ancora pronta per una decisione drastica.
La domanda al di là di me e di tutto, nasce spontanea: in oriente andrebbe di moda il BIO?
Esperti di marketing: palesatevi!
Quali strategie per esportare una nuova eccellenza italiana in Cina, Corea e Giappone?
L’educazione del cliente al “prodotto pulito” sarebbe così facile come lo è stato per noi in Italia?
Ma soprattutto: perché mentre mangiavo i tortelli bolognesi pensavo irrimediabilmente ai 汤包 e andavo in BRODO di giuggiole?
Attendo le risposte da voi.
E anche le domande, se volete saperne di più su bellezza, cinese e tortelli.