
L’anno del maiale “dice” che promette bene, e che si realizzeranno i sogni di chi ha lavorato sodo per realizzarli. E niente dai, l’anno del cane è stato una cagata pazzesca. Chiunque senta, insomma una chiavica. Tu che sogno hai? Studiare cinese e diventare traduttore?
Bene pare che succederà! E questa dovrebbe essere la buona notizia.
La cattiva notizia è che diventare traduttore non basterà: qualche tempo fa, sulla pagina Facebook di TeaCup Translations ho anticipato un racconto che ha dell’incredibile. Una traduttrice madrelingua cinese mi ha contattato per chiedermi di revisionare la sua traduzione dall’italiano al cinese. A me, mai vista e conosciuta. Lei era preoccupata.
Dico ok, narrami la tua vicenda e i motivi che ti portano a questo gesto. Lei dice che ha fatto la traduzione per un cliente diretto, azienda X italiana che si rifiuta di pagare il suo lavoro perché è fatto male.
E fin qui penso: va bene niente di strano, forse sei una povera sprovveduta che oltre a non fare un accordo prima di iniziare a lavorare non ha nemmeno chiesto un acconto, insomma magari sei alle prime armi e sei rimasta fregata. O forse sei tu la truffatrice e hai fatto una traduzione scadente. OK MANDA, faccio io. È quasi l’anno del maiale, il mio anno, dice che andrà tutto bene quindi se aiuto qualcuno magari accelero il processo.
Mi manda tutto, inforco il monocolo e con perizia chirurgica inizio a esaminare il testo.
È giusto ovviamente.
Le chiedo come mai secondo il cliente fosse una traduzione sbagliata, e lei mi risponde che il cliente ha fatto fare lo stesso lavoro anche ad una seconda persona, che l’ha fatto meglio. MMMMH faccio io, ma fammi capire: ti hanno chiesto traduzione o traduzione adattabile al mercato d’arrivo (leggi transcreation forse?)?
Perché il mio istinto di vecchia volpe sulla sedia a dondolo nel cortile della casa in campagna comincia a solleticare l’idea che me sa che nun ve siete capiti.
Il traduttore n. 2 ha eseguito sicuramente un lavoro di transcreation, facendosi oltretutto pagare meno (rumor has it). Più scaltro? Più ravveduto? Più… COSA ESATTAMENTE?
Nella mia modesta opinione, visto che me lo chiedi, ti dico semplicemente più esperto.
La parte che ha dell’incredibile è questa, sempre secondo la mia modesta opinione: va bene avere poca esperienza, va bene essere sprovveduti, ma a me non va bene contattare uno sconosciuto e chiedergli un servizio di revisione a titolo gratuito e intrattenerlo con lamentele sulle aziende disoneste e sulla concorrenza sleale di certi colleghi. La morale della mia favola è che NON CI SI IMPROVVISA. Gliel’ho detto, mi ha ringraziato.
Ho detto molte volte durante i nostri workshop sul lavoro, il futuro e la carriera, di come il lavoro del traduttore sia salvo dalla minaccia delle traduzioni automatiche finché la differenza tra i due sarà il sale in zucca. Tralasciamo per ora il discorso tariffe, il discorso deontologia del traduttore e il discorso clienti che non sanno quello che vogliono e devi imparare a gestirli tu, se no invece che un articolo devo scrivere una trilogia che Tolkien scansati.
Il traduttore fa un lavoro immenso, e quando parliamo di marketing la misura si espande. Perché non basta mai portare una parola da una lingua a un’altra, ed è doveroso conoscere a fondo la cultura d’arrivo se si vuole creare un contenuto sensato. Banale dite? Sembra di no, per certi.
Chiedetelo ai pubblicitari cinesi che hanno curato quella campagna infelice per la nuova collezione di gioielli, ritirata DI CORSA dal web dopo solo un’ora e mezza dall’uscita perché giocherellava sull’assonanza tra le parole 猪, maiale, e “jew”. Non so davvero come sia potuto succedere, e sebbene sia un caso limite di estrema ignoranza storica e culturale in generale, chiedetelo anche a tutte quelle campagne pubblicitarie ritenute offensive negli ultimi tempi. E non sto parlando del politically correct, intendiamoci.
L’anno scorso vi ho raccontato di come ogni capodanno cinese sia da sempre lieta occasione di riunioni familiari e grandi mangiate di ravioli. (LEGGILO QUI).
Quest’anno mi è sembrato davvero vitale mettervi una pulce nell’orecchio, darvi l’input per un discorso molto più ampio e complesso di cui se vorrete parleremo insieme al prossimo workshop. La vicenda che vi ho raccontato è servita solo da ispirazione e ha aperto il famoso vaso di Pandora.
Studiare cinese per diventare traduttore significa davvero di più rispetto quanto si impara superando esami: bisogna metterci il buon senso, l’educazione, l’esperienza, la passione, il sacrificio, l’umiltà, e anche quelle cose che nelle vite degli altri esistono da tempo e nella vostra sono chiuse in una scatola ad aspettare.
La traduzione non è un lavoro, è una vocazione: se arriva la chiamata e decidi di rispondere non puoi farlo a metà. Devi metterci tutto: quello che hai, e quello che vorresti avere domani.
Se hai deciso di farlo, rimboccati le maniche: l’anno del maiale è alle porte.